Come Migliorare l’Intelligenza Emotiva: Suggerimenti per praticare la Consapevolezza

Vuoi sapere come migliorare l’intelligenza emotiva? In modo specifico e concreto, quali sono i passi da compiere per aumentare la consapevolezza e la conoscenza di sé?

In Six Seconds, la visione in cui crediamo è che entro il 2039 un miliardo di persone pratichino le competenze dell’intelligenza emotiva. Così, ho posto la seguente domanda alla nostra rete mondiale di professionisti certificati: cosa consigliereste alle persone di fare per aumentare l’autoconsapevolezza e migliorare l’EQ?

Come Migliorare l'Iintelligenza Emotiva: 10 Suggerimenti per Aumentare la Consapevolezza di Sé

Alcuni consigli pratici scelti dalla comunità EQ globale

Abbiamo organizzato le risposte basandoci sul Modello Six Seconds di Intelligenza Emotiva. Secondo questo modello il primo passo da compiere si chiama Conosci Te Stesso e riguarda il divenire più consapevoli osservando ciò che facciamo. In particolare, nel modello Six Seconds ci sono due competenze da coltivare per sviluppare la consapevolezza in modo coerente:

 

1. Sii fluente nel linguaggio delle emozioni. Per praticare L’EQ è essenziale essere emotivamente alfabetizzati. Ciò implica più aspetti, vale a dire essere in grado di nominare le emozioni in modo molto specifico, tanto da riuscire a distinguere quelle più simili tra loro – come il sentirsi tristi o sopraffatti; e conoscerne il profilo – cosa estremamente utile per poterle definire e per comprenderne il messaggio. La tristezza evoca la sensazione della perdita di un qualcosa a cui teniamo e quindi ci indica ciò che per noi è importante. Accade proprio come con qualsiasi altro linguaggio: per apprenderlo basta semplicemente prestare un po’ di attenzione, ma per arrivare ad esserne dei veri esperti occorre applicarsi e studiare. La Ruota delle Emozioni di Plutchik e la Tabella dei Sentimenti dell’Emotoscopio sono due risorse straordinarie per acquisire fluenza nel linguaggio delle emozioni. Proprio delle emozioni, noi percepiamo la diversità e le varie sfumature, ma non sempre abbiamo le parole per definirle e capirne il senso. Come vedremo nel prossimo suggerimento, è estremamente funzionale apportare nel regno delle nostre emozioni questo tipo di consapevolezza mentale.

“È essenziale costruire il tuo vocabolario emotivo.”
Robin Parker Meredith

Coach, Leadership Integrale

2. Dai un nome alle tue emozioni. Le emozioni possono apparire come un flusso di corrente che ci trasporta e ci porta via. La ricerca neuroscientifica ha scoperto però un sistema molto semplice che ci aiuta a calmare le acque: dare un nome alle nostre emozioni. È stato dimostrato infatti che l’intensità delle emozioni si riduce ponendo semplicemente il focus dell’attenzione su ciò che stiamo provando in un determinato momento. Leggi questo articolo per avere una valida testimonianza di cosa succede quando ci troviamo imbrigliati nel traffico. Prova e fammi sapere se ti funziona. Dare un nome alle tue emozioni è solo un piccolo cambiamento…

 

3. …in terza persona. Ulteriori ricerche sull’efficacia del dare un nome alle emozioni suggeriscono di PRENDERE LE DISTANZE dalla situazione usando la voce verbale in terza persona. Invece di dire: “Sono frustrato”, impara a dire: “Josh è frustrato”.

Oppure se ti suona strano, prova a dire: “Sto provando frustrazione” o ancora “Uno dei miei stati d’animo è la frustrazione”.

Le tecniche del distanziamento ci aiutano a difenderci dalla natura monopolizzante delle emozioni intense e sono un meccanismo di rilassamento naturale. Ma ricordati che le emozioni sono informazioni, quindi dopo averle denominate, sosta nello stato d’animo percepito invece di modificarlo o correggerlo subito; il che ci porta direttamente al nostro prossimo suggerimento…

“Quando mi capita di reagire ad una situazione, mi prendo un attimo e nomino l’emozione.”
Nicole Tervalon

Direttore Tecnico, Mount Madonna School

4. Osserva senza tentare di aggiustare. ​Dai un nome alle tue emozioni e poi lascia soltanto essere per alcuni secondi. Permettiti di sentirti frustrato, arrabbiato o triste. Siamo stati indotti dalla socializzazione a ritenere negative alcune emozioni ed è per questo che appena le percepiamo tendiamo ad allontanarle.

Siamo sempre tentati a porre la virgola al posto del punto dopo una emozione: “Sono frustrato, perché lui ha fatto questo e quello,” ma questo la rende ancora più intensa. Impara a dire piuttosto: “Sto provando frustrazione.” E fai qualche respiro profondo.

Ci vogliono circa sei secondi affinché le sostanze chimiche delle emozioni vengano assorbite dal corpo, quindi concediti almeno questo tempo…, e con ciò arriviamo al suggerimento successivo.

Sii un osservatore di te stesso. Presta attenzione a ciò che senti e a come questi sentimenti ti arricchiscono, ti prendono, ti migliorano o ti mettono alla prova.”
Dawn Karner

Coach, Innovazione Quantistica

5. Senti le tue emozioni nel corpo. ​Le nostre emozioni le sentiamo spesso fisicamente: prima di un colloquio di lavoro l’ansia rende i nostri muscoli tesi e le mani sudate oppure, quando ci incamminiamo per andare a prendere una persona a cui teniamo molto, ci sentiamo leggeri nell’incedere ed il nostro cuore batte forte dall’eccitazione. Questi sono solo esempi comuni di come percepiamo le emozioni fisicamente. Alcuni ricercatori hanno scoperto che i diversi stati emotivi sono universalmente associati ad attivazioni di parti specifiche del corpo.

Schemi coerenti di sensazioni fisiologiche sono stati associati a ciascuna delle sei emozioni di base: rabbia, paura, disgusto, felicità, sorpresa e tristezza. La consapevolezza di queste emozioni deriverebbe dalla percezione di distinte sensazioni corporee, sebbene esse siano parzialmente sovrapponibili: sensazioni di ridotta attività degli arti nella tristezza, sensazioni di maggior vigore degli arti superiori nella rabbia, sensazioni che coinvolgono la regione della gola ed il sistema digestivo nel disgusto, sensazioni a livello del petto nella sorpresa e nella paura, ed infine un miglioramento generale delle sensazioni in tutto il corpo nella felicità.

“Allenati a percepire le emozioni attraverso le sensazioni del tuo corpo.”
Shabbir Latif

Trainer Avanzato e Practitioner, Six Seconds

6. Distruggi il mito delle emozioni negative. Troppo spesso ci rapportiamo alle nostre emozioni come fossimo bloccati da una sorta di antagonismo, che ci induce a pensarle come negative e come fossero da sopprimere. Sostanzialmente però, persino quelle più sfidanti come la rabbia, non sono altro che dati. Esistono per sostenerci. Superare l’idea della presenza di emozioni “buone” e “cattive” è uno degli aspetti più ardui del praticare l’intelligenza emotiva, tuttavia è anche un qualcosa di estremamente liberatorio. Una volta che hai veramente reso tue alleate le emozioni, sei in grado di assumerti il controllo della tua vita. Il primo passo da fare è quindi riconoscere quali informazioni preziose ti stanno fornendo.

Le emozioni sono i neurormoni che rilasciamo come risposta alle nostre percezioni sul mondo. Esse focalizzano la nostra attenzione e ci motivano verso una specifica linea di condotta, quindi non esistono emozioni “buone” e “cattive”. Hanno tutte uno scopo e un messaggio unici. La paura concentra la nostra attenzione su una minaccia incombente e ci spinge a proteggerci. La tristezza ci porta a porre l’attenzione su una perdita e ci aiuta a riconoscere ciò che ci sta a cuore. Se vuoi sapere come migliorare l’intelligenza emotiva, il primo passo da compiere è smettere di lottare internamente contro le tue stesse emozioni.

Per uno sguardo più approfondito a questa visione non dualistica delle emozioni, dai un’occhiata a questo articolo: Ripensare i sentimenti.

Riconosci le emozioni non come buone o cattive, giuste o sbagliate, ma come fonti di informazioni che ti aiutano ad acquisire autoconsapevolezza.”
Tang Weng Liang

Responsabile Formazione e Sviluppo, Tokio Marine Life Insurance Singapore Ltd.

7. Osserva ciò che ti fa scattare. Relativamente a come migliorare l’intelligenza emotiva, un’altra modalità è quella di raffinare la capacità di riconoscere quando stai andando verso una direzione non desiderata, prima ancora che un qualcosa ti faccia veramente scattare. Il grilletto di solito parte in automatico – “Lui mi ha detto questo” oppure “Non posso credere che lo abbia fatto”. Teniamo presente però che queste reazioni non avvengono per caso. Le emozioni si basano su come percepiamo il mondo ed in questo sentire, un ruolo importante è ricoperto dal nostro stato mentale. Infatti, le nostre percezioni non sono così oggettive come crediamo. Quando proviamo frustrazione siamo più predisposti a notare le offese, mentre quando incombe la paura è più probabile interpretare gli eventi come fossero minacce. Proprio per questo è fondamentale avere un certo controllo su noi stessi, sapere dove siamo e conoscere i possibili bias che mettiamo in atto in determinate situazioni. E più riusciamo a far bene e rapidamente questo nostro check-in interno, meno sarà probabile il ricorso a reazioni eccessive o a interpretazioni erronee di eventi.

8. Riconosci gli schemi ricorrenti:

Quando____stimolo______, io _____la mia reazione tipica____.

Questa è forse la parte più trasformativa del “Conosci Te Stesso” e per comprenderla dobbiamo richiamare brevemente in causa le neuroscienze. Il nostro cervello ha la tendenza naturale a seguire percorsi neurali già esistenti. Quindi, sia quando ci relazioniamo che quando siamo da soli, abbiamo la tendenza a formare e a seguire degli schemi. Questo non vuol dire che tali schemi vadano necessariamente bene o che non si possano cambiare qualora non siano adattivi.

Ad esempio, “quando io mi arrabbio, mi tengo tutto dentro”. L’ho imparato da mio padre e perciò questo schema è ben inciso nella mia mente. Avendo tale consapevolezza, riesco a notare subito il momento in cui inizia la mia reazione… e così, da quel preciso momento, posso iniziare a tracciare un percorso alternativo e allenarmi a rispondere intenzionalmente, invece di reagire. Ebbene, il primo passo di tutto il processo è stato semplicemente riconoscere in me questo schema ricorrente.

Marek prosegue dicendo: “Ci sono due trappole comuni. La prima è esprimere un giudizio critico sugli altri (ad esempio: “Ma quanto è stupido?” O “A cosa diavolo stavano pensando?”). Questo tipo di commenti è un modo per elevarsi e affermare la propria superiorità su un’altra persona. Il momento EQ inizia quando impariamo a riconoscere quest’abitudine e quando con l’allenamento apprendiamo a trattenerci dal mettere in atto qualsiasi altro commento negativo.

La seconda trappola comune è offendersi inutilmente. Questo è un altro aspetto che per molti di noi rappresenta una sfida, poiché siamo abituati a provare risentimento anche per le questioni più banali. Dall’offendersi e dal sentirsi offesi, con una rapida escalation si arriva subito alla critica, al giudizio, all’amarezza, alla carenza di perdono, danneggiando così le relazioni sociali e persino la nostra salute. Il momento EQ: osserva i commenti e la condotta degli altri e invece di offenderti e prenderla sul personale, considerali solo come dei dati: “Hmmmm, è interessante…” oppure “Mi chiedo, cosa le stia succedendo…” Oppure, “Wow, deve essere davvero stressato!”.

“Nota che i momenti di basso EQ a cui ti appresti, diventano altrettante abitudini di basso EQ.”
Marek Helstrom

Titolare, Coaching e Formazione Centrati sull’Obiettivo

9. Prendi nota delle tue sensazioni durante la giornata​. Ascoltati e non credere di provare un solo sentire. Le emozioni hanno più livelli, sono complesse ed è assolutamente normale avere più sensazioni alla volta, sebbene sembrino contraddirsi a vicenda. Il solo fatto di scriverle è un esercizio importante per validarle ed è altresì parte della risposta su come possiamo migliorare la nostra l’intelligenza emotiva.
“Tieni in ufficio una lavagna dei sentimenti divisa nelle 2 o 3 parti della giornata – mattina, mezzogiorno e sera – ed elenca sei o otto emozioni. Poi chiedi alle persone di spuntare durante il giorno i loro sentimenti sulla lavagna. Verifica dove si posiziona il maggior numero dei segni di spunta.”
Dexter Valles

CEO, Valmar International

10. Ricordati: “Le emozioni sono dati”. Le emozioni sono dati preziosi che ti aiutano a vederci chiaro. Quando smettiamo di combatterle, di ignorarle o di percepirne la sopraffazione, guadagniamo una risorsa straordinaria. Ricordati qual è il loro scopo: focalizzare la nostra attenzione e motivarci verso una linea precisa di condotta. Si tratta semplicemente di dati, che si basano sulla nostra percezione del mondo e del nostro esserci. Conosci te Stesso rappresenta l’aprirsi a questi dati ed il passo successivo è usarli per la scelta esatta del dove vogliamo andare.

Ricordati di scaricare il tuo poster gratuito con i consigli per aumentare l’autoconsapevolezza. È utile da appendere in ufficio, in camera da letto o in qualsiasi luogo in cui trascorri molto del tuo tempo.

“Inizia a notare ciò che stai provando ora. Osserva senza giudicare e senza cercare di “aggiustare” nulla; alcune volte, ogni giorno, ritagliati un momento e ascolta le tue emozioni.​”
Cheryl McKenzie-Cook

“Prendi atto dei tuoi punti di forza e vivili pienamente.”
Carolyn Meacher

“Inizia con la consapevolezza di sé. Riconosci le tue emozioni, dove le senti nel tuo corpo, e dai loro un nome. Concediti un minuto per farlo quando provi un disagio.”
Irina Sergeeva

 

Vito Aliperta