Negli Stati Uniti, la fine di ottobre significa una sola cosa: Halloween. In quel periodo non è strano incontrare adulti e bambini vestiti come gatti, streghe o Batman anche mentre si svolgono le normali attività quotidiane. Questo ci ha fatto riflettere: quante volte indossiamo delle maschere? Passiamo davvero la maggior parte (o tutta) la nostra vita indossando un costume protettivo in modo da poter nascondere chi siamo veramente?

È perfettamente naturale voler nascondere certe parti di noi stessi, soprattutto a certe persone. Se ho appena conosciuto qualcuno, potrebbe non essere molto saggio per me raccontare subito tutte le mie vulnerabilità. Ci sono persone al mondo a cui non dovremmo affidare i nostri segreti.

Tuttavia, scegliere selettivamente alcune persone a cui lasciar sbirciare dietro la maschera che indossiamo è esattamente il modo in cui otteniamo quella connessione che la ricerca ci dice essere fondamentale per essere una persona sana e felice.

Come possiamo aspettarci che qualcuno ci accetti esattamente come siamo se non mostriamo loro esattamente chi siamo?

Abbiamo bisogno di connessione come mai prima d’ora. Nel nostro mondo sempre più ansioso e perfezionista, il bisogno percepito di indossare una maschera, di agire perfettamente e di non farci mai vedere in difficoltà, vanifica il bisogno umano di connettersi profondamente con gli altri.

Per poter scegliere in modo selettivo con chi abbassare la maschera, è necessario conoscere l’aspetto della maschera. Nell’attività “Attivare”, vi avvicinerete e prenderete confidenza con due diverse categorie: le parti di voi stessi che decidete di mostrare agli altri e le parti di voi stessi che decidete di nascondere dietro la maschera.

Una delle attività della Certificazione EQ Practitioner esplora il concetto dell’indossare due diverse maschere. Ecco un adattamento dell’esercizio:

Disegnate due grandi maschere su un pezzo di carta, una per come vi presentate al mondo e una per quello che nascondete al mondo. Poi, riempite la maschera con parole o immagini che rappresentano ciascuna di esse. Queste potrebbero includere parti fisiche, emotive e comportamentali di voi stessi. Questa può essere un’attività molto vulnerabile, quindi prendetevi cura di voi stessi nel processo. Ricordate, nessun altro vedrà le vostre maschere, quindi potete essere sinceri e aperti.

Quali emozioni avete provato durante questa attività? È un’esperienza umana sentirsi a disagio o addirittura vergognarsi pensando alle parti di sé che si vogliono nascondere.

Guardando le due diverse maschere, vedete un filo conduttore in ciò che ritenete ‘ok’ da mostrare e ciò che ritenete ‘non ok’ da mostrare?

C’è qualcuno con cui vi sentite abbastanza sicuri da mostrare la seconda maschera (anche voi stessi)?

Vito Aliperta