Come valorizzare la Timidezza

Ti senti sopraffatto? A volte ti trattieni quando devi interagire in grandi gruppi? Non sai cosa dire? Forse sei un po’ timido, proprio come la maggior parte delle persone. Ora immagina come ci si sente quando si è bambini e non si ha l’Intelligenza Emotiva necessaria per affrontare queste situazioni. La buona notizia, però, è che le competenze di Intelligenza Emotiva si possono apprendere e allenare a qualsiasi età.

🔴 Timidezza e stereotipi

Che cos’è la timidezza? Le persone usano spesso i termini timidezza/ ansia sociale/ introversione in modo intercambiabile, ma non sono la stessa cosa. La timidezza è una sensazione di imbarazzo o preoccupazione quando si incontrano nuove persone o ci troviamo in determiniate situazioni. Le persone con ansia sociale hanno un livello debilitante di angoscia per la sensazione di essere osservati e giudicati: questo livello di ansia interferisce con le attività della vita e necessita di un supporto professionale. L’introversione, infine, è uno stile di personalità e descrive il modo in cui si preferisce ottenere informazioni e stimoli.

Abbiamo chiesto a Joshua Freedman, CEO di Six Seconds, quali sono le emozioni che si trovano all’interno della timidezza secondo il modello Plutchik: “La timidezza è una combinazione di sentimenti che includono la paura, ma anche una certa attesa. Probabilmente include anche una sorta di sfiducia in se stessi, o forse si tratta di concedere un eccessivo potere agli altri”.

Ma perché solitamente consideriamo “negativa” la timidezza? Forse perché viviamo in una “società estroversa” che valorizza la sicurezza e spinge bambini e bambine a essere più estroversi.

Anche per i genitori affrontare questo stereotipo non è semplice. Gran parte dell’attività genitoriale consiste nel preoccuparsi che il proprio figlio o la propria figlia stia bene, mentre la parte restante consiste nel giudicare se stessi per qualsiasi difficoltà possa avere: la timidezza è una di quelle cose che pensiamo sia un riflesso delle nostre prestazioni genitoriali.

Tuttavia, i bambini più timidi possono impiegare più tempo per sentirsi a proprio agio in un nuovo ambiente. In questo lasso di tempo osservano le persone, le aspettative di coinvolgimento e verificano se si sentono sufficientemente sicuri per partecipare. Non solo, bambini e bambine timidi possono essere più empatici, sintonizzandosi sulle emozioni degli altri e sulle proprie: potrebbero ascoltare la loro voce interiore prima di agire. Anche sviluppare la fiducia più lentamente non è necessariamente uno svantaggio.

Joshua Freedman dice: “Le relazioni si muovono alla velocità della fiducia”.

Quindi i più timidi potranno impiegare un po’ più di tempo, ma alla fine ci riusciranno.

🟡 L’Intelligenza Emotiva è un fattore protettivo

Uno studio pubblicato su Personality and Individual Differences (2023) dimostra che l’Intelligenza Emotiva è un fattore di attenuazione di alcune possibili conseguenze.

I ricercatori volevano capire meglio perché alcuni bambini timidi avessero più “comportamenti interiorizzanti” rispetto ad altri. Il concetto relativo a questi comportamenti riflette lo stato emotivo o psicologico di un bambino e tipicamente può includere disturbi depressivi, disturbi d’ansia, disturbi somatici. Nello studio i genitori di 115 bambini in età scolare hanno compilato un questionario online sulla timidezza e su questi comportamenti. I dati suggeriscono che “l’Intelligenza Emotiva può essere un fattore protettivo contro i problemi di interiorizzazione per alcuni bambini”.

🟢 Inizia tu stesso: 5 modi per valorizzare la Timidezza

 

1. Evitare etichette

“Lei è solo timida” o “Lui è un po’ solitario” possono rimanere impresse in un bambino fin dall’infanzia.

Fare uno sforzo per evitare questo tipo di etichette è importante, soprattutto per i genitori, perché bambini e bambine sono sempre in ascolto e osservano lo sviluppo del loro senso di sé. Prova a sostituire le etichette con frasi più forti, come “È tranquillo e sicuro di sé” o “Si sta prendendo il suo tempo per orientarsi”. Una buona abitudine è quella di sottolineare e celebrare l’intero spettro di ciò che è.

2. Considerare i lati positivi della Timidezza

Sapevate che circa il 50% della popolazione si identifica come introverso? È ironico che la timidezza possa ancora avere uno stereotipo negativo. Come scrive l’esperta di introversione Susan Cain nel suo bestseller, “gli introversi pensano prima di agire, digeriscono le informazioni in modo approfondito, rimangono sul lavoro più a lungo, si arrendono meno facilmente e lavorano in modo più accurato”. I ricercatori hanno scoperto che i bambini che esitano nelle interazioni sociali tendono a creare legami più profondi con un numero minore di persone. Inoltre, è più probabile che crescendo diventino partner di alta qualità nelle relazioni e leader compassionevoli.

3. Resistere al ruolo di genitore protettivo

Il tuo bambino non ha sempre bisogno di essere salvato. A volte la costruzione della resilienza e la pratica di comportamenti sociali non sono occasioni da perdere. Proteggere eccessivamente il bambino in quel momento può ritorcersi contro di lui/lei e spesso rafforza l’idea che socializzare faccia paura. Ricorda che le strategie di un bambino più timido in un contesto sociale non sono sempre un’indicazione di sconforto, ma forse stanno solo prendendo tempo.

4. Praticare strategie di socializzazione

Uno dei modi migliori per affrontare l’esitazione sociale è fare pratica in anticipo. Comincia a esercitarti su abilità come il contatto con gli occhi (o guardare la fronte se mantenere il contatto visivo è troppo intenso) o parlare con voce chiara. Le interazioni a tu per tu sono di solito meno intimidatorie rispetto ai grandi gruppi, quindi cerca le occasioni per entrare in contatto singolarmente. Incoraggia tuo figlio o tua figlia a prestare attenzione ai segnali di cordialità (sorrisi, saluti o complimenti).

5. Prendersi il proprio tempo

Stare con le persone è un lavoro molto impegnativo dal punto di vista emotivo! Come adulti, sappiamo come e quando fare una pausa e ricaricarci. Ma i bambini non sempre lo sanno e possono associare interazioni sociali prolungate a sentimenti spiacevoli. Sviluppare queste abilità significa imparare a notare come si sente il nostro corpo quando siamo nervosi e fare dei respiri profondi o una pausa con un’attività rilassante per ricaricarsi. Anche qui puoi essere da esempio: “È stata una cena lunga! Ho parlato con così tante persone. Penso che ora mi godrò un po’ di tempo tranquillo leggendo il mio libro”. Mostrando come si gestiscono le situazioni sociali, si dimostra che può anche essere giusto prendersi un po’ di tempo per rilassarsi.

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Vito Aliperta